La capacità di reagire all’emergenza: l’esperienza di Karakorum

Tutte le nuove attività progettuali di Karakorum Teatro ripensate dopo la crisi sanitaria e la nuova era di spazio Yak sono state oggetto di una conferenza stampa online.

L’emergenza coronavirus ha costretto tutti a uno sforzo in più di digitalizzazione, una serie di attività che prima si svolgevano in presenza adesso si svolgono da remoto. Il cambiamento ha inciso moltissimo sugli eventi intesi in senso tradizionale, alcuni soppressi, altri rimandati, altri realizzati attraverso nuove forme di espressione.

Anche tra i progetti supportati da Fondazione Comunitaria del Varesotto si stanno modificando attività e strategie di intervento. Tra gli altri ha dovuto subire una revisione delle azioni progettuali in corso d’opera “IO.ABITO”, progetto dell’Associazione Culturale Karakorum – finanziato nell’ambito dei bandi “altre finalità 2019” – che punta a un processo di sviluppo di comunità del quartiere varesino delle Bustecche, rafforzando i legami di solidarietà tra i cittadini, attraverso la cultura.

«A causa dell’emergenza COVID-19 tutte le attività artistiche e progettuali, sulle quali era incentrato il progetto, sono state sospese. Vogliamo però continuare a lavorare con le famiglie, a lavorare sulle relazioni, trovando nuove metodologie e nuovi strumenti utili a raggiungere gli obiettivi. Finalità del progetto sarà comunque la coesione sociale e la possibilità di creare legami transgenerazionali e transculturali, utili allo sviluppo di una comunità di quartiere attorno a Spazio YAK» spiega Stefano Beghi, Direttore artistico e Project Manager di Karakorum Teatro – Spazio YAK.

Il progetto IO.ABITO prevedeva due fasi di lavoro, la prima – che si è svolta regolarmente tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020, con il coinvolgimento di tremila persone – era incentrata sul valore simbolico dell’”abito”, la raccolta di vecchie fotografie di famiglia, shooting fotografici all’interno di Spazio Yak, laboratori per bambini, il racconto della comunità attraverso le immagini e le parole di chi la abita. A causa dell’emergenza sanitaria non è stato possibile realizzare la seconda fase che prevedeva momenti aggregativi per narrare la comunità stessa attraverso diverse occasioni d’incontro e scambio fisico.

«Il momento storico ci impone di cambiare forme e strategie di lavoro: utilizzeremo strumenti digitali che permettano momenti di incontro e reale partecipazione, coinvolgendo interi nuclei famigliari e creando connessioni tra famiglie del quartiere e quelle facenti parte di un territorio più ampio. L’urgenza in questo momento diventa quella di parlare di spazi: tornare a lavorare sui luoghi della comunità, cominciando a ricostruire immaginari nuovi in vista di tornare ad abitarli insieme, anche se in modo nuovo. Il target di riferimento sarà fortemente trasversale. Il progetto ovviamente non ricadrà esclusivamente sulla comunità territoriale del quartiere, contesto che non ha più senso in questa nuova “era di connettività universale”. La dimensione territoriale e relazionale, le nuove comunità, sono quelle che nascono dalle connessioni web, dalla condivisione di bisogni e obiettivi comuni di relazione e sviluppo. Riteniamo questo un fattore positivo per rompere la ghettizzazione delle periferie e cercando di intessere nuove relazioni che, alla fine dell’emergenza, potrebbero diventare un arricchimento importante per il quartiere».

La seconda fase vedrà il racconto della bellezza riscoperta e del senso di appartenenza alla comunità come protagonista, ma in chiave nuova: sarà offerta una narrazione, scritta dalla drammaturga Angela Demattè e messa in scena da due attori e la performance verrà realizzata attraverso l’utilizzo di piattaforme digitali.

Tutte le nuove attività progettuali di Karakorum Teatro ripensate dopo la crisi sanitaria e la nuova era di spazio Yak sono state oggetto di una conferenza stampa svoltasi online il 20 maggio. Alla presentazione hanno preso parte – insieme al Direttore artistico di Karakorum Teatro, Stefano Beghi, e al Segretario Generale della Fondazione Comunitaria del Varesotto, Massimiliano Pavanello; Davide Galimberti, Sindaco di Varese; Alessandra Valerio, Area Arte e Cultura di Fondazione Cariplo; Angela Demattè, Drammaturga; Giulia Tollis, Artista; Anna Moro, Politecnico di Milano; Michela Estrafallaces, B.Plano Cooperativa Sociale Onlus.
«La cultura è e deve essere partecipazione, e non potrà mai ridursi a mera pratica di fruizione di prodotti artistici: è un tempo condiviso, uno spazio abitato insieme. I teatri devono essere luoghi di vicinanza e non di distanziamento, un luogo per stare con gli altri (artisti compresi) e non un luogo da attraversare asetticamente con ingressi e uscite distanziate e scaglionate. I protocolli di sicurezza indicati dalle istituzioni sono (forse) in linea, sotto molti aspetti, con le esigenze dei grandi teatri nazionali, votati più al raggiungimento dei numeri che all’attivazione di processi di innovazione, ma per ora rendono pressoché impossibile una dimensione sociale che noi riteniamo fondante per il nostro lavoro. È per tutto questo che abbiamo deciso di non riaprire Spazio YAK al pubblico, almeno non come abbiamo fatto nelle tre ricche stagioni precedenti. Quella che è stata presentata come una possibilità di ripartenza non lascia spazio al teatro inclusivo e partecipativo per cui Karakorum ha lavorato e lottato in questi anni, non rende possibile quel difficile lavoro di coinvolgimento delle comunità, di riattivazione delle periferie e del loro capitale di relazioni e di fiducia tra le persone. Il nostro lavoro, quello che abbiamo perseguito negli ultimi anni con grande affetto di pubblico e artisti, non può proseguire senza una radicale rivoluzione nelle forme, nelle pratiche e nei processi di produzione» ha affermato Stefano Beghi Direttore artistico di Karakorum Teatro – Spazio YAK.

Il Segretario Generale di Fondazione Comunitaria del Varesotto, Massimiliano Pavanello, ha sottolineato l’importanza della capacità di ridefinire velocemente le proprie attività dimostrata da Karakorum, andando incontro alle esigenze emergenti: «stare al passo con i tempi e con i bisogni del territorio sono caratteristiche di grande valore. Fondazione Comunitaria del Varesotto è andata in contro alla ridefinizione dei programmi di Karakorum per rendere attuali le attività anche in questo frangente».
Il Sindaco Galimberti ha lodato la validità di una idea progettuale in grado di valorizzare uno dei settori più compromessi dalla crisi attuale: “è un giornata positiva per la cultura varesina: per le istituzioni e gli operatori culturali si intravede la luce” ha affermato il primo cittadino di Varese.

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